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22 ESPERIEN. INT. AGL’INSETTI

qua, dalla quale talvolta uscendo andavano a cibarsi sopra l’ultime reliquie di quei ranocchi; e nello spazio di due giorni avendole consumate, se ne stavano poscia tutti nuotando e scherzando in quel fetido liquore; e talvolta sollevandosene, tutti molli ed imbrattati, ancorchè non avessero gambe, salivano, serpeggiando a lor voglia, scendevano e s’aggiravano intorno al vetro e ritornavano al nuoto, infin a tanto che, non essendomene accorto in tempo, vidi il susseguente giorno che, superata l’altezza del vetro, tutti quanti se n’erano fuggiti. In quello stesso tempo furono riserrati da me alcuni di quei pesci d’Arno, che barbi s’appellano, in una scatola tutta traforata e chiusa con coperchio traforato esso ancora; e quando, passato il corso di quattr’ore, l’apersi, trovai sopra i pesci una innumerabile moltitudine di vermi sottilissimi, e nelle congiunture della scatola per di dentro ed all’intorno di tutti i buchi vidi appiccate ed ammucchiate molte piccolissime uova, delle quali, essendo altre bianche ed altre gialle, schiacciate da me fra l’unghia, sgretolandosi il guscio, gettavano un certo liquore bianchiccio più sottile e men viscoso di quella chiara che si trova nell’uova de’ volatili. Raccomodata la scatola come in prima ella si stava, ed il dì vegnente