Pagina:Fabretti - Il Museo di Antichità della R. Università di Torino.djvu/10

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Il governo piemontese, al pari degli altri stati italiani, non mise tempo in mezzo per ricuperare tante opere d’arte antica e moderna: Gio. Francesco Sismondi ebbe incarico di recarsi in Francia per riconoscerli e perorarne la restituzione mettendosi di accordo col conte Prospero Balbo incaricato delle funzioni di ministro presso la corte di Francia (8 giugno 1814); quindi venne assunto a tale ufficio l’avv. Ludovico Costa, fino allora occupato nei regii Archivi di Torino, per agevolare gli officii diplomatici del conte Ignazio Revel di Pratolungo, ministro plenipotenziario dinanzi ai rappresentanti della Francia. Nè facili erano i negoziati; conciossiachè nè Luigi XVIII, nè i suoi ministri si sarebbero lasciati indurre a dare un assentimento formale alla restituzione di quei monumenti che avevano per dodici anni fatta bella mostra nei musei di Parigi; ed erano tutti concordi nel ritenere che le Potenze estere non avrebbero il diritto di richiedere gli oggetti in applicazione del solo articolo 31 del trattato di Parigi (30 maggio 1814), che riferivasi alle carte ed ai documenti tolti dagli Archivi d’Italia.

Tuttavolta le continuate ricerche e le insistenti dimande, non interrotte negli anni successivi, raggiunsero lo scopo desiderato: si ricuperava la tavola isiaca, depositata e conservata