Pagina:Fantoni, Giovanni – Poesie, 1913 – BEIC 1817699.djvu/157

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libro secondo 151



     25Si dileguò la nebbia,
e apparve, orrendo spettro, alto gigante,
ch’una sul lido italico,
l’altra sul franco lido avea le piante.

     Sacerdotal dagli omeri
30scendeali veste insanguinata, a lato
stringea il pugnal dispotico,
e ascondea fra le nubi il crin mitrato.

     La destra alzò, fe’ gemere
le preparate all’uom ferree ritorte,
35guatò la terra attonita,
rise maligno e diede urlo di morte.

     Rispose all’urlo orribile
Cirno dai boschi cavernosi e cupi,
il mar tremò, si scossero
40Sardegna ed Elba, e ne crollar le rupi.

     Intorbidossi il Tevere,
Senna l’onde affrettò, fermolle il Reno,
n’udí il rimbombo il Tanai
e si strinser le madri i figli al seno.

     45Ove correte, o miseri?
Questa non è del ciel, non è la voce;
muti, smarriti e squallidi,
qual vi spinge a perir mania feroce?

     Ahi, quanto sangue gallico,
50quanto sangue germano i campi inonda!
Di quanta strage tumido
reca alla Mosa il Ren torbida l’onda!

     Alfier, le trombe e i timpani,
Alfier, da lungi odo il fragor di guerra;
55veggo le genti, vittime
dello sdegno dei re, morder la terra.