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libro primo 19

X

A Venere

(1782)

     Diva dal cieco figlio,
speme e timor di verginelle tenere,
volgi al tuo vate il ciglio
dai serragli di Menfi, egioca Venere.

     5Se l’are tue fumarono
per me d’incenso, se le tosche cetere
il tuo gran nome osarono,
seguendo i carmi miei, spingere all’etere;

     Licori dal volubile
10cuore flagella col severo braccio,
e annoda indissolubile
quell’anima proterva in aureo laccio.

     Tentai spezzar l’instabile
tiranna e l’empia mia catena frangere:
15sedeva inesorabile
su quel volto il destin che mi fa piangere.

     In me, di strali gravido,
tutto vuotò il turcasso Amor terribile:
né vuol che piú l’impavido
20canti duce del mar, Rodney invincibile;

     ma un sen di latte tumido,
su cui, tra i fiori, azzurro vel s’intreccia,
due negre ciglia, un umido
labbro di rose ed una bionda treccia.