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Pagina:Fantoni, Giovanni – Poesie, 1913 – BEIC 1817699.djvu/279

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scherzi 273



     arruota invidia,
lascia che frema
e, invan mordendosi
60le dita, gema.

     Il giusto impavido
non teme i frali
vani giudizi
delli mortali;

     65ma sol la torbida,
di morte figlia,
colpa ed i placidi
dèi che somiglia.

     L’inesorabile,
70per tutti arriva,
ora da premere
la stigia riva.

     Quel re, che all’etere
quasi fa guerra,
75sará ludibrio
di poca terra.

     Quelli che premono
invide brame,
o insaziabile,
80avara fame,

     non potran cingere
eterno alloro;
ma il nome ignobile
morrá con loro.

     85Ma di chi volgersi
ardí d’onore
al calle e aspergersi
di bel sudore,