Pagina:Fantoni, Giovanni – Poesie, 1913 – BEIC 1817699.djvu/302

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296 notti


5
     Oh te felice, a cui l’amica sorte,
sorda ai miei voti, pria di dar la vita,
meno ingiusta di me, diede la morte!
Se mai di nuovo il tuo destin t’invita
nell’oceano del tempo, arresta il piede:
chi dal porto solcò piú non vi riede.
6
     In sen d’eternitá, senza speranza
di riveder piú le negate sponde,
10preme la volubile incostanza
degli anni, che s’alternano con l’onde,
e sugli anni ammucchiati disdegnoso
il tempo chiede invan tregua o riposo.
7
     Pieno il mar della vita è di tempeste,
d’aride sirti a insidiar frequenti,
che ascose sono sotto l'onde infeste
e scherno è ognor d’impetuosi venti;
t’ingoia un flutto, e le notanti spoglie
un oceano piú vasto allora accoglie.
8
     Entro il carcer del caos, ove confusa
sta degli enti la massa creatrice,
ove muto il destin di udir ricusa
le ragioni di un essere infelice,
tu non vedi, non senti e invano io tento
far noto a chi non m’ode il mio tormento.
9
     Se tu non puoi, deh! tu mi ascolta almeno,
d’una sposa fedele anima bella,
a cui figlio crudel svelto dal seno
recò la morte ai voti miei rubella.
Presto verrá quel fortunato giorno,
che fra le braccia tue farò ritorno.