Pagina:Fantoni, Giovanni – Poesie, 1913 – BEIC 1817699.djvu/34

Da Wikisource.
28 odi


     25Italia mia, ti lacera
gente varia di leggi e di favella;
e tu, dall’ozio macera,
siedi a mensa circea straniera ancella.

     A morte giá ti sfidano
30barbare torme, in cui valor non langue,
e il contrastato Eridano
porta tributo al mar d’onda e di sangue.

     L’anguicrinita furia
s’agiti pure fra le risse ultrici:
35della materna Etruria
non può tinger d’orrore i dì felici.

     Leopoldo il saggio, amabile
genio di pace, sul leon si asside,
né Marte insaziabile
40gli osa contro vibrar frecce omicide.

     Giove così rimirano,
ove l’etra è piú puro, i numi in trono,
e intorno gli s’aggirano
la notte, i lampi, le tempeste e il tuono.

     45Per lui baci si porgono
Pietá e Giustizia, e la virtú si onora;
l’arti per lui risorgono,
ed il greco saper rinasce in Flora.

     Alme, che al fuoco vivido
50temprò di fantasia l’util fatica,
d’oblio sprezzate il livido
stagno, seguaci della gloria antica.

     Correte infaticabili
di Buonarroti e di Cellin su l’orme:
55vivano i marmi, e stabili
spirin bronzi per voi morbide forme.