Pagina:Fantoni, Giovanni – Poesie, 1913 – BEIC 1817699.djvu/439

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varie 433

     Ingrato! Ti convien vantar qual cura
hai della tua virtú? d’oppor preteso
480dover a un fido cuor, che ti assicura?
     Credimi: cessa simulare appreso
pietoso senso; fingi il tuo dolore,
come di me fingesti essere acceso.
     Quando nel seno tuo vede l’amore
485per lui giá spento, curerá l’insane
d’una falsa pietá premure il core!
     — Vivi in pace, — mi dici. Che le vane
aure respiri ancor? Dunque ’l tenace
toglimi dardo, che nel cor rimane.
     490Ove questa trovar tranquilla pace,
crudel, posso io? Lungi da me rivolto
ha per seguirti il cheto piè fugace.
     Non credere però che, aspersa il volto
d’imbelle pianto fra lugubri omèi,
495voglia lo sdegno mio tener sepolto,
     e maledir invan l’amor, gli dèi,
e quel che io non avrei creduto mai,
traditore Rinaldo, e i vezzi miei.
     Furia crudel, d’appresso a te m’avrai,
500quando il sol luce e quando è il cielo oscuro,
alla tenda, alla pugna e ovunque vai.
     E, con rimproverarti il tuo spergiuro,
io ti farò sentir tutti i tormenti,
che nel lacero cor per te m’induro.
     505Ne morrò: ma tu stesso alle dolenti
stigie discenderai sedi, ingannata
la tua mente ne’suoi voli impotenti;
     e, soddisfatta allor, l’insanguinata
ombra mia premerá con volto irato
510l’ombra tua fuggitiva e spaventata;
     e, alle lugubri mie grida sdegnato,
di Pluto muggirá l’orrido impero;
se vuoi tradirmi... a questo prezzo, ingrato!
     Che dissi mai? Vani progetti invero
515d’un’amante insensata! Un avvenire
piú amabile lusinghi il mio pensiero.