Pagina:Fantoni, Giovanni – Poesie, 1913 – BEIC 1817699.djvu/452

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446 varianti

vv. 37-40:   mancano;

vv. 41-42:   O troppo bella cognata Esperia,
di te che fía? gli anni rinascono..

.

XLIII. p. 150: Fu da prima diretta Al Linneo francese Lebrun, e «fu scritta nel 1792, dopo l’accaduta controrivoluzione di Bastia».

XLV. p. 155: Si riscontrano le seguenti varianti:

V. 25:+ Qui la pietade é un nome: v. 40:+ religione e sofia, ecc.; vv. 49 - 50:+ dei regi i sacri annali ferrei non macchieranno editti spurii; v. 56:+ il vizio... Eh! cessa, umanitá, di piangere

SCHERZI

IV. p. 183: Abbiamo seguito l’edizione del 1792, introducendovi poche varianti, per le quali si veda la Nota bibliografica, in appendice. Nell’ed. del nepote la poesia si legge quasi in tutto identica, meno le varianti di cui sopra e i versi 20-34, che sono sostituiti da questi:

  Non fía meco, è ver, del plettro

venosin Godard erede,
o il profondo Buonafede
dal robusto imaginar;
  non colui che, a Parma in riva,
del pastor di Siracusa
tosco fe’ parlar la musa,
l’instancabile Paguin;
  non il candido Cerati,
o il mio Pizzi, emulatore
della grazia e del colore
del romano Lorenzin.
  Non Ceruti, al grand’Omero
donator d’itale forme,
del cui stile unqua non dorme
di Pelide il buon cantor;