Pagina:Fantoni, Giovanni – Poesie, 1913 – BEIC 1817699.djvu/69

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libro primo 63


     25Tu dèi, Laudon, intrepido,
sudar fra le armi e preparar catene,
onde tornar di spoglie
carco dall’Istro alle viennensi arene:

     me prigionier ritengono
30di fanciulla gentil chiome tenaci.
E son beato premio
della mia servitú liberi baci.

     Non curo gemme inutili,
non la fama e gli allòr della vittoria:
35tu sei, Glicèra amabile,
la mia sola ricchezza e la mia gloria.

     Te mirerò con languidi
sguardi di vita nell’estremo istante,
e spirerò stringendoti
40con moribonda man la man tremante.

     Tu piangerai, lagnandoti
di tua sventura, al mio ferétro accanto,
e fra gli amplessi teneri
mescerai, non sentita, i baci al pianto.

     45Sì, piangerai; le viscere
non hai di ferro o di macigno il cuore;
e amanti, spose e vergini
piangeranno pietose al tuo dolore.

     Deh! l’ombra non offendere
50del tuo fedel, perdona al crin disciolto,
al sen scoperto, al candido
collo e al bagnato, impallidito volto.

     Ma uniamo intanto i facili
amor, finché ride propizio il fato,
55finché ci giova mescere
risse agli scherzi e di goder ci è dato.