Pagina:Fantoni, Giovanni – Poesie, 1913 – BEIC 1817699.djvu/93

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libro primo 87



     Ei parla; e, all’urto di sua voce, l’onda
30del mar si slancia ad inghiottir la spiaggia,
le pregne nubi squarciansi,
ed il Mincio ed il Po sdegnan la sponda.

     Ve’ come il flutto vincitor si estolle
e per i campi predator si stende,
35come sonante e rapido
nei vortici trasporta alberi e zolle!

     I vicini abituri inonda; e scaccia
10sbigottito agricoltor piangente
la paurosa greggia
40e la sposa, che i figli ha tra le braccia.

     Rimbomba il piano allo stridor del vento,
alle grida dei vecchi e dei fanciulli,
dei sacri bronzi al gemito
ed al mugghiar dello smarrito armento.

     45Lá, per salvarsi, invan nuota e s’affanna
coi stanchi tori il misero bifolco;
qua, percosse dal fulmine,
ardon le querce e avvampa una capanna.

     Gran Dio, perché le tue saette accendi
50contro i rozzi tuguri, e su le torri,
ove l’iniquo domina,
il tuo vendicator braccio sospendi?

     Lo so, tu serbi a una piú giusta e orrenda
pena l’empio esaltato; e forse il tempo
55del tuo ritorno è prossimo,
fors’è pronta a scoppiar l’ira tremenda.

     Tremate, o regni: lacrimosa guerra
devasterá l’Europa, e dall’abisso
verrá coi morbi pallidi
60la smunta fame a desolar la terra.