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Pagina:Farsaglia1.djvu/16

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14 LA FARSAGLIA

L'Jonio coll'Egeo mischia e confonde.
Così tosto che Crasso unico scudo
Ai divisi guerrier con fato acerbo
135Macchiò del Latin sangue i lidi Assiri,
Sciolser il fren le Partiche rovine
Al Romano furore. O degli Arsaci
Prodi germogli, oltre il pensier fatali
Fur vostre schiere: una civile guerra
140Da Voi s'accese in sen de' vinti. Il regno
Si divide coll'armi, e la fortuna
D'un popol regnator del mondo intero
Due non soffrì, poichè dal ferreo dardo
Delle Parche rapita i dolci pegni
145Del sangue unito, e le ferali tede
Porto Giulia tra l'ombre. Ove il destino
Allungava i tuoi dì, frenar tu sola
Quinci potevi il furibondo sposo,
E quindi il padre, ed iscotendo il ferro
150Unir l'armate destre in quella guisa,
Che i suoceri a lor sposi hanno congiunto
Le paciere Sabine. Il lieto nodo
Col tuo morir si scioglie, e mover guerra
Si fa lecito ai Duci. A loro è sprone
155L'emol valor: tu gran Pompeo, paventi
Che gli antichi trionfi il raggio oscuri
Delle novelle imprese, e ai vinti Galli
Ceda il Partico allor. Già te inorgoglia
Il faticoso militar perenne
160Corso di vita, e del secondo grado
Sdegnoso il fiero cor. Cesare alcuno1

  1. Il desiderio di sovrastare sfavillò in Cesare fino da giovane. Silla ne predisse l'ambizioso carattere che fino dai tempi di Catilina si diede a vedere. Solea quindi dire che