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DI LUCANO LIB. I 19

E giudice la guerra. Indi le schiere
Infra i notturni orror move veloce
Più che stral Persiano, o roteante
285Balearica fionda, e minaccioso
In Rimini entra all'apparir del sole.
Già nasce il giorno spettator del primo
Guerresco moto, e sia voler de' Numi,
O soffio d'austro, ingombran l'atra luce
290Nebbiosi nembi. Allorchè in mezzo al foro
S'inalberaron dai guerrier l'insegne,
Il rauco suon delle stridenti trombe
Squillò di guerra il sanguinoso accento.
Si rompe il sonno, e l'armi ai Lari appese
295La desta gioventude afferra, e imbraccia
Le scabre lance, ed i corrosi scudi.
     Ma come vider l'aquile Romane
Splender intorno, e grandeggiar fra l'armi
Cesare altero, impallidir tremanti,
300Lo spavento gli agghiaccia, e muti lai
Tacitamente van volgendo in petto.
O mal costrutte presso ai vicin Galli
Mura infelici! o mal locato suolo!
Dolce pace fa lieti i popol tutti,
305E noi siam preda di feroci schiere,
E il primo campo loro. Avrebbe il Cielo
Data tede miglior fra i Sciti erranti,
Sotto l'Attica zona, o al polo Eoo,
Che del Lazio ai confin porei a difesa!
310Abbiam noi visti i primi in giù dall'Alpi
Piombar i Cimbri, l'Africano Marte,
E i Teutoni furenti; e quante volte
Della fortuna rea bersaglio è Roma,
Questo è il sentier dell'armi. Ognun dolente
315Questi occulti sospir mormora in seno,