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di Lucano Lib. II. 39

Così di morte al primo orror sorpresa
Ammutolisce la migione, quando
Ancor non li compiange il corpo esangue,
Né ancor la madre scarmigliata il crine
Al lutto smanioso i servi invita;
Ma quando cade fu la fredda spoglia,
Su le pallide guance e i lumi spenti,
Non più timor, ma duol l'assale, e folle
Sta sopra il caro pegno, ed urla e freme,
A schiere a schiere le dolenti donne
Sìaffollano ne' Tempj, e de' lor vezzi
Si spoglian le Matrone. I Numi queste
Bagnan di pianto, e quelle al duro suolo
si Prostran lacerando il crin disciolto,
E di spessi ululati affordan l'aure.
Nè tutte del sol Giove umili e prone
Se 'n stanno all'ara, ma tra lor coi voti
Si dividon gli Dei, ne Tempio alcuno
Giace solingo, del cui numer'una
Nel volto rabuffata, e per le buffe
Le braccia illividita, or via fu, disse,
Madri infelici, percotere il seno,
Or squarciare le chiome, e questo affanno
Non riservate a più seral sventura;
Or convien lagrimar, mentre la torre
Pende incerta dei Duci: allora liete
Noi gioirem nella vittoria altrui.
Con questi spron vieppiù s'irrita il duolo;
Nè men s'ascoltran de' guerrier, che vanno
Alle diverse tende, i giusti lai.
O Sventurata età, che non siam nati
D'Annibale ne i tempi a Trebbia e Cannel1



  1. Canna è un borgo della Puglia celebre per la Scon