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232 | fausto. |
da lunge in ogni parte; ella ha nome Vittoria, regina di un’attività a tutte prove.
Zoilo-Tersite.1 Puh! puh! giungo in tempo per mandarvi in malora tutti! Quella però cui mi propongo di attaccare per la prima è lassù, madonna Vittoria! Colle sue alacce bianche, si dà ella ad intendere di essere un’aquila, e dove che si volga, fa conto che tutto le appartenga, popoli e paesi. Misericordia! Quante volte m’incontra di scoprire un po’ di gloriuzza, io vo fuor de’ gangheri. Sollevare ciò che dee stare in basso, abbassare ciò che ha da essere alto; la curva raddrizzare, la retta incurvare, ecco quanto solo mi dà gusto, ecco quanto io voglio per tutta la terra.
L’Araldo. Vanne, o brutto e tristo pitocco! che la santa verga ti sferzi a sangue! che le tue membra si contorcano di tratto prese da orribili convulsioni! Mirate, il doppio nano s’aggomitola a un batter d’occhi, mutato in lurida massa! – Oh prodigio! — La massa uovo diventa, che s’ingrossa, e screpola; ecco, due gemelli fuor n’escono: la vipera e il vipistrello. Quella traggesi a strisciar nella polvere; questo, di color bigio oscuro, levasi volteggiando verso
- ↑ Zoilo, quel Greco tanto famigerato per le maligne sue censure de’ capolavori di Platone e d’Omero; Tersite, quel gobbo tristo e schifoso di cui si fa menzione nell’XI libro dell’Iliade. Detestava egli Achille, Ulisse ed Agamennone; provocava temerariamente il Capo dell’esercito, e sempre consigliava la ritirata. Ulisse un dì l’ebbe collo scettro percosso sino a farlo piangere. Egli terminò i suoi giorni per mano di Achille; morto che fu venne dagli Dei trasformato in ranocchia schifosa. Platone opina che l’anima di lui entrasse in corpo ad una scimmia. (Plato, de Republica, lib. X.) Tale è la coppia graziosa cui ci offre Goethe riunita in un solo individuo, chiamandolo Zoilo-Tersite: basta il nome questa fiata, perchè si conosca di che natura sia cotesto personaggio.