Pagina:Fausto, tragedia di Volfango Goethe, Firenze, Le Monnier, 1857.djvu/310

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302 fausto.

fine. Ciò è innegabile! Il parentado fu riconosciuto abbastanza; e se talora se n’ebbe alcun biasimo nè io vo’ negarlo il più delle volte ne uscimmo lodati e applauditi. Purchè l’ugna e il grifo servano ad artigliare leggiadre fanciulle, oro e corone, sorride al grifagno sempre mai la fortuna.

Una Formica di razza colossale.1 Voi parlate d’oro; e noi n’avevamo raccolto in gran copia, e intanatolo nelle più nascoste latebre delle rupi e delle caverne: la razza degli Arimaspi n’ha scoverta la pèsta. Vedete laggiù come sghignazzano dell’essere riusciti a portarcelo via!

I Grifoni. Fa d’uopo trarneli a confessare la birbonata.

Gli Arimaspi.2 È da credere che nol si farà nel pieno della festa notturna. Da qui a domani tutto fia messo al coperto; e questa fiata le cose procederanno a meraviglia.

Mefistofele, ponendosi dalla parte delle Sfingi. Assai presto, e di buona voglia mi sono acconciato qui, dacchè almeno intendo quello che vi si dice.

Una Sfinge. Noi mandiamo fuori le nostre voci

  1. Le formiche sono il simbolo dell’attività laboriosa; nascondono esse entro a’ crepacci della terra quanto riesce loro di trovare; e però hanno assai rapporti d’interessi co’ grifoni. Può darsi altresì che abbia Goethe voluto richiamarci alla mente in questa scena parte assegnata alle formiche nell’antica mitologia. Una donzella che avea nome Mirmex vien trasformata da Minerva in formica; Giove per contrario cangia le formiche in uomini a ripopolare l’isola di Egina, devastata dalla peste: di là i Mirmidoni. (Virg., Eneide, lib. IV, v. 402.)
  2. Gli Arimaspi, razza favolosa, che si confonde spesso co’ Ciclopi a cagione della gigantesca loro statura. Abitano nella Scizia al settentrione del Mar Nero, o secondo altri ne’ monti Rifei.