Pagina:Fausto, tragedia di Volfango Goethe, Firenze, Le Monnier, 1857.djvu/438

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430 fausto.

I Tre Campioni equipaggiati e vestiti come fu detto a suo luogo.

Fausto. Noi ci avanziamo senza temere di biasimo; eziandio quando la necessità non dà la spinta, l’essere antiveggenti frutta benone. La gente di montagna, medita, come ben sai, e fa senza posa suoi sperimenti, deciferando le note della Natura e del granito. Gli Spiriti, lasciata da lunga pezza la pianura, son ora più che mai infervorati delle alture. Agiscono eglino in silenzio, nel labirinto delle voragini, e fra le considerevoli esalazioni de’ ricchi vapori metallici; analizzando continuamente, esaminando, raffrontando, vogliono ad ogni costo scoprire alcun che di nuovo. Scòrti dalla mano leggera delle soprannaturali potenze, dispongono delle forme diafane, e poscia, nel cristallo, tenendosi in perpetuo silenzio, contemplano gli eventi d’un mondo superiore.

L’Imperatore. L’intesi a dire, e vo’ credere che sia; ma, dimmi, caro mio, com’entra qui tutto questo?

Fausto. Il Negromante di Nurcia,1 il Sabino è tuo servo fedele e rispettoso. Un bel giorno videsi minacciato da un’orribile disgrazia; già le fascine crepitavano; già la fiamma levavasi in lingue voraci,

  1.           . . . . . . . . . . . . . Quos frigida misit
              Nurcia. (Virg., Æneid., lib. VIII.)

    Alludesi a Giorgio Sabellico, princeps necromanticorum, Faustus junior, le cui stravaganze faceano romore in Alemagna verso il 1507. Pretendeva egli d’essere mandato a riprodurre tatti i miracoli del Cristo. Franz di Sickingen lo fe nominar rettore alla scuola di Kreusnach; ma non potè a lungo durare in tal carica, costretto per le sue sregolatezze ad abbandonare la città. (Vedi la Lettera di Gio. Tritemio, in Goerres.)