Pagina:Fausto, tragedia di Volfango Goethe, Firenze, Le Monnier, 1857.djvu/471

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parte seconda. 463

Fausto. La resistenza, la caparbieria, amareggiano la più vistosa e ricca facoltà, e solo per tuo danno e disgusto ti vai affannando a metterti sul cammino della giustizia.

Mefistofele. E ciò l’imbarazza? Non hai tu fra’ tuoi progetti quello di stabilire delle colonie?

Fausto. Vanne dunque, e fa in guisa che sgombrino! Ben sai tu che bel poderello abbia destinato a questi vecchi barbogi.

Mefistofele. Si tolgono via di qui, si posano laggiù; e prima che abbiano il tempo di pur volgersi indietro, sono al loro posto. Se la violenza li trarrà sulle prime a indispettirsi, la bellezza del nuovo soggiorno non fia tarda a pacificarli. (Manda un fischio forte e acuto. I Tre si avanzano.) Movetevi a prendere gli ordini del padrone, e domani ci avrà baldoria in sulle navi.

I Tre. Il vecchio signore n’accolse poco bene; converrà che in compenso diaci una festa co’ fiocchi e co’ festoni.

Mefistofele ad spectatores. Interviene qui ciò che da lunga pezza è intravvenuto: la vigna di Naboth già esisteva.1

  1. Mefistofele, da vero diavolo che sa la Bibbia a menadito, cita qui il fatto della vigna di Nabot, sempre in appoggio della sentenza sua favorita, che, cioè, nulla di nuovo accade quaggiù. — «Naboth Jezzahelita avea in Jezzahel una vigna presso al palazzo di Achab re di Samaria. Achab adunque parlò a Naboth, e dissegli: Dammi la tua vigna, di cui vo’ farmi un orto di erbaggi, perchè ella è vicina e contigua alla mia casa, e darotti in sua vece una vigna migliore; o, se lo credi più utile per te, quel prezzo che ella merita, in denaro. Rispose a lui Naboth: Così m’aiuti il Signore, com’io non darò a te l’eredità de’ padri miei.