Pagina:Fausto, tragedia di Volfango Goethe, Firenze, Le Monnier, 1857.djvu/57

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parte prima. 49

vivente natura, nel cui grembo piacque a Dio di por l’uomo, tu non hai dintorno a te che fumo e tanfo, carcami di fiere ed ossa di morti.

Su, fuggi! va fuori all’aperto! E non è scorta sufficiente per le questo misterioso libro di mano propria di Nostradamo? Allora tu conoscerai il corso delle stelle, e ammaestrato dalla natura, la tua anima si farà udire potente dentro di te, simile a uno spirito che parli ad un altro spirito. Indarno qui speri che i santi segni ti si rivelino per un torbido meditare. Voi vi aggirate, o Spiriti, intorno a me: rispondetemi se mi udite! (Apre il libro, e affissa il segno del Microcosmo.) Oh, vista! Oh, di che viva delizia sono subitamente inondati tutti i miei sensi! Sento corrermi per ogni fibra di quel santo e soave ardore che faceva lieta la mia giovinezza. Fu egli un dio che delinea questi segni? Essi serenano la tempesta della mia mente, empiono di giubilo il mio povero cuore, e mi avvalorano a togliere il velo alle forze arcane della natura. E sono io pure un dio, poichè tanta luce mi folgora d’improvviso nell’intelletto? Miro in queste nitide linee tutta aprirmisi dinanzi all’anima l’operatrice natura; e conosco ora finalmente ciò che suona la parola del savio: «Il mondo degli Spiriti non è chiuso, ma sì la tua mente: è il tuo cuore è morto! Orsù, discepolo, irrora infaticabile dei raggi del mattino il petto terrestre.» (Contempla il segno.)

Come tutte le cose cospirano ad intessere un tutto, e si avvicendano l’opera e la vita! Come le intelligenze celesti ascendono e discendono, e sporgonsi le auree secchie, e sovr’ali spiranti benedi-