Pagina:Fausto, tragedia di Volfango Goethe, Firenze, Le Monnier, 1857.djvu/61

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parte prima. 53

se nol sentite; se il vostro petto è arido, se nulla ne scaturisce che per certo, qual nativo allettamento, faccia forza agli animi degli uditori. Stillatevi a vostra voglia il cervello; raccogliete le reliquie dell’altrui mensa, rimestatele, fatene un intingolo, e tanto soffiate che dal mucchierello delle vostre ceneri si levi una povera fiamma. I fanciulli e le scimie, se assaporate simil sorta di onori, vi ammireranno, ma voi non porrete mai nulla ne’ cuori altrui se nulla e nel vostro.

Vagner. Ma egli è pur vero che la bella elocuzione fa principalmente la lode dell’oratore; e il sento io bene, e non sono tuttavia gran fatto innanzi.

Fausto. Mirate a buon profitto; e non vogliate imitare il giullare che si gode dello strepito de’ suoi sonagli. Poca arte si richiede a un dir sano e sincero. E quando vi sta fortemente a cuore alcuna cosa, vi è forse bisogno di mettervi in cerca di parole? Sì, in verità, quel vostro parlare dipinto, que’ ricci, quelle pompose frascherie sono vôte di ristoro come il vento nebuloso che susurra l’autunno per l’aride foglie.

Vagner. O Dio! L’arte è lunga e la vita è breve. Sovente le mie critiche investigazioni mi hanno messo di fieri spasimi in ogni midolla. Quanto è malagevole l’impossessarsi delle vie per le quali salire alle fonti! e può ben anche venir caso che un povero galantuomo debba andarsene fra que’ più prima che sia pur giunto a mezzo il cammino.

Fausto. Forse la pergamena è quella sacra sorgente il cui sorso possa ammorzare la nostra sete per sempre? Tu non avrai mai nessun refrigerio se non ti scaturisce dall’anima propria.