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120 il fiasco del maestro chieco


Invece, appena compiuta la sua toeletta, m’invitò a vedere «Castel Pulcino». Prima di tutto mi condusse in cucina vociando: — O Purganti, o Purganti del diavolo, dove siete? — E trovata, invece della Purgher, la servetta tedesca, incominciò a farle boccaccie, a gesticolarle davanti, a stordirla con un diluvio di schlicche schlocche, da cui la disgraziata doveva capire di preparar subito da pranzo per due; ed accennò d’aver capito tanto bene che Chieco la volle abbracciare prima di portarmi fuori.

Il castello non aveva proprio niente di raro, toltone la postura e quel cortile pittoresco; ma quando Chieco s’infatuava d’un luogo, lo sentiva da gran poeta fantastico, lo idealizzava con una potenza straordinaria.

— Questo è Castel Divino, capisci?