Pagina:Fedele, ed altri racconti (Fogazzaro).djvu/271

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pereat rochus 265


Allora don Rocco s’infervorò a protestarsi certo dell’innocenza di colui, e, incalzato un poco di domande, mise fuori la sua gran ragione: era appunto il Moro che l’aveva visitato a quell’ora, per affari suoi. — Forse non erano gli affari che Lei ha creduto — disse il carabiniere. — Se sapesse cosa penso io! — Don Rocco non lo sapeva e non cercò neanche, nella sua umile placidità, di saperlo. Non s’impacciava mai, lui, dei pensieri degli altri. Gli bastava la fatica di vederci un po’ chiaro nei propri. Coloro gli fecero ancora alquante domande e se n’andarono portando seco l’unico oggetto trovato in cantina, un cavaturaccioli che lo scrupoloso don Rocco non volle affermare, per difetto di sicura memoria, che gli appartenesse, benchè lo avesse pagato al suo predecessore il doppio del giusto. Adesso la