105E come di Pavia varcâr le porte,
Rugger, del prence il tenero scudiero
Che ognor di lui volle seguir la sorte,
Ciascun di lor fornia d’un buon corsiero.
Ambo saliro; e dello spron sì forte 110Dieder ne’ fianchi al nobile destriero
Che partì ratto qual da corda strale
Sì che a seguirlo l’occhio altrui non vale.
Così fuggiano per la notte folta;
Di grigio ferro ognun de’ due si veste; 115Nella visiera ambo la faccia accolta,
Lo scudo egual, l’arme e la sopraveste;
Tale che in dubbio l’altrui mente avvolta
Guardar perplessa può quell’arme e queste,
Ma nè fra lor discerne Berengario; 120Chè non diverso sembra ei da Lotario.
Del giorno comparve la bella foriera;
Ma Ugon la prevenne che sorto era in piè:
Dell’odio il combatte crudel la bufera:
Il sonno rifugge dall’occhio del re.