Pagina:Ferrario, Trezzo e il suo castello schizzo storico, 1867.djvu/108

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guiva prima coll’inscrivere i volontarj, poi coll’estrazione a sorte fra li abili per opera dei rispettivi consigli communali e elei consoli. I sindaci ge nerali delle provincie ripartivano fra queste il contingente complessivo fissato nel numero di 8000 uomini per tutto lo Stato. Si divideva in compagnie di 100 a 150 uomini, ed ebbe fin dal principio bandiere proprie. Andava armata d’archibugi e partigiane e solo riceveva paga quando usciva dal commune. Di mezzo a varie trasformazioni a cui andò suggetta, senza però essere mai del tutto abolita, cotesta milizia continuò fino al 1848 sotto il nome di uomini di commune e di guardie campestri.

Le prime notizie scoperte nell’archivio centrale di Milano, riguardanti il nostro borgo come proprietà feudale risalgono anch’esse alla metà del secolo XVII. Trovandosi a quest’epoca la regia camera sommamente necessitosa di denari, il magistrato delle entrate straordinarie e dei beni patrimoniali dello Stato fece pubblicare cedole generali per infeudare tutti i luoghi e terre dello stesso, eccettuate le sole città, coi titoli di conte, marchese e barone e anche senza titoli, ove così piacesse agli acquirenti, o venderli liberamente ai prezzi ed ai patti da convenirsi cogli oblatori, tuttochè fossero forastieri e femine. Di conformità a questa disposizione (4 di aprile, 1647) fu publicata l’asta di Trezzo, riservato però alla R. Maestà il castello ed il diritto di presidio. Il borgo passò il 30 di quel mese con tutti i rispettivi diritti di dazio, eccettuati