Pagina:Ferrario, Trezzo e il suo castello schizzo storico, 1867.djvu/61

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sarj dei Milanesi, il generalissimo veneto, Sigismondo Malatesta. Del che il Landriano informò il conte Francesco, promettendogli che, appoggiato da cento Sforzeschi fedeli e capaci, gli darebbe in mano tutti que’ suoi nemici. Piaque al futuro duca il progetto e gli mandò persone adatte con due esperti conduttieri. Ma, fosse caso o accorgimento, nel giorno prefisso cemparve colà il solo commissario de’ Milanesi, Innocenzo Cotta1, ed ei solo fu preso. Era questi fratello di Lucio, gran nemico dello Sforza, prefetto del castello di S. Colombano, e per il quale i Milanesi eransi mantenuti in possesso del Lodigiano.

Consta che fino dal 3 di dicembre il Malatesta ebbe nova della perdita di Trezzo. Egli se ne volle quasi disperare, e si riunì tosto a consiglio insieme col proveditore Cesare Gentile, Guido Rangoni ed Innocente Cotta. Quest’ultimo dolevasi assai della tardanza della Signoria Veneta, dicendo che, se questa avesse proveduto, Trezzo non sarebbe caduto in mano al nemico. Deliberarono quindi di provarsi a soccorrere i Milanesi per due diversi modi. Primo, di fare ogni sforzo per la via di Brivio, pensando che, innanzi che il conte prendesse altra misura, tutto il monte di Brianza si spiegherebbe in loro favore. Era infatti opinione di taluno che se lo Sforza si fosse impadronito del passo di

  1. Era questi così amante della libertà, che, per sostenerla, contrasse debiti enormi.