Pagina:Ferrario, Trezzo e il suo castello schizzo storico, 1867.djvu/82

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Là giunto, gli si faceva obligo di darne tosto avviso al duca, e di non partirsi dalla città o dal distretto senza una costui licenza speciale, pena la confisca de’suoi beni nel dominio sforzesco, e lo sborso di 3000 ducati, dei quali il principe ricevette sicurtà in nome d’Orfeo da parte di diciotto cospicue persone1.

Consta positivamente che il 22 di settembre Orfeo si trovava in Firenze, dove aveva tolto casa per soggiornarvi, e, in un colloquio da lui tenuto con Foratore ducale Filippo Sacramoro, erasi dichiarato apertamente favorevole al duca, offrendosi pronto ad obedirlo. Di tutto ciò il Sacramoro si affrettò a dare notizia al suo principe, chiedendogli precise istruzioni sul modo con cui dovea contenersi verso il Ricano.

Fin dal principio di novembre i documenti ci mostrano che anche il Simonetta, suo compagno di sciagura, era del pari liberato2. Non sapia-

  1. Ecco i nomi dei fidejussori per il Ricano: — Giovanni Angelo de’ Talenti, ducati CC — Giovanni Pietro Panigarola, C — Bartolomeo de’ Zenio, C — Lanzalotto de’ Figino, C — Paolo de’ Schiaffinati, CC — Jacopo de’ Bigli, CC — Giovannino da Casate, CC — Stefano da Brivio, C — Giovanni Battista da Cajmi, CC — Ziliolo Oldoino, CC — Giovanni Matteo Butigella, CC — Antonio de’ Pozzobonello, CC — Pietro Galeazzo de’ Trechi, CC — Bartolomeo Maggi da Cremona, CC — Francesco de’ Peso, CC — Giovanni Battista della Cella, CC — Cristoforo Stanga, C. — Paolo de’ Schizi, C.
  2. L’ordine di estrarre dal castello Antonio Simonetta fu spedito al 1.° di novembre, allorchè a Cicco suo padre era già stato mozzo il capo.