Pagina:Ferrero - Angelica, 1937.djvu/14

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X introduzione


II.


Un caos di passioni, di delitti, di deliri ripugnanti, che pretendevano salvare la patria o rigenerare l’umanità; l’inferno scatenato sotto la pretesa di formule nobili; tutte le misure falsate; la legge che nell’ombra assoldava il delitto; la scienza, il diritto, la poesia, la religione, la filosofia, che scimmiottavano le urla e le convulsioni della follia, e si inchinavano a tutte le violenze — in questa tempesta Leo ha vissuto dai quindici anni in poi, dopo la fine della guerra mondiale. Ariele era cascato in mezzo ai mostri!

Il mondo non sa ancora che tragedia sia stata per l’Italia la guerra mondiale. Lo saprà, come sempre, quando sarà troppo tardi. È per questo che non è facile per uno straniero di capire il dramma di Leo, di un’anima angelica, condannata a svilupparsi nell’inferno.

Dapprima la sua naturale gaiezza, il suo fervore vitale, il suo candore resistettero al nembo infernale. «Le Campagne senza Madonna», un altro dramma «La Chioma di Berenice», un certo numero di saggi sulla letteratura italiana, «Leonardo», «La Palingenesi di Roma», furono scritti nel primo tempo del grande disordine. In queste opere, la gioconda serenità della sua giovinezza non ha ancora subito alcun oscuramento. Era così lontano dal prevedere quello che stava per avvenire, che aveva deciso di dedicare la sua attività a rinnovare la letteratura e l’arte in Italia, a persuadere la nuova generazione che occorreva stabilire «una tradizione». I suoi studi sulla letteratura italiana s’inspirano tutti all’idea di questa grande riforma.