Pagina:Ferrero - Appunti sul metodo della Divina Commedia,1940.djvu/118

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«Dispregiare sé medesimo è per sé biasimevole, perocchè allo amico dee l’uomo lo suo difetto contare segretamente, e nullo è più amico che l’uomo a sé; onde nella camera de’ suoi pensieri sé medesimo riprendere dee e piangere li suoi difetti, e non palese....

«Lodare sé è da fuggire, siccome male per accidente chè le parole son fatte per mostrare quello che non si sa. Onde chi loda sé, mostra che non crede essere buono tenuto: che non gli incontra senza maliziata coscienza, la quale, sé lodando, discopre, e discoprendo si biasima.

«E ancora la propria loda e il proprio biasimo è da fuggire per una ragione, egualmente siccome falsa testimonianza fare; perocchè non è uomo che sia di sé vero e giusto misuratore, tanto la propria carità ne inganna....»

Dante - Convito - Trattato I, cap. II


E con queste idee Dante si sarebbe rappresentato come protagonista della Divina Commedia?

Perchè bisogna pensare che ogni commento è in quelle circostanze eccezionali una lode o un biasimo. No, nella Divina Commedia Dante non si è impersonato in Dante, se mai in Virgilio, in Beatrice (in realtà un po’ in tutti i suoi personaggi) cui presta volta a volta le sue idee teologiche, morali, psicologiche, sociali, religiose, e le sue passioni.

Il Dante della Divina Commedia ci pare invece il prototipo dell’uomo normale:

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