Pagina:Ferrero - Appunti sul metodo della Divina Commedia,1940.djvu/136

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attorniano il vincitore; l’esitanza di color che stanno per non intender ciò che è a lor risposto quasi scornati e risponder non sanno; il ridicolo di color che vanno con cosa in capo non da lor saputa, se non che i cenni altrui suspicar fanno, per che la mano ad accertar s’aiuta, e cerca e truova, e quell’ufficio adempie, che non si può fornir con la veduta; di quei che si risente di visione oblita, e che s’ingegna indarno di ridursela alla mente.

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Dante è l’uomo sicuro di sé, che vive uomo fra gli uomini, che prende parte a guerre e ambascerie, cui la penna è «mezzo» per agire sui contemporanei e sui posteri.

«Comandamento è delli morali filosofi, che de’ benefici hanno parlato, che l’uomo dee mettere ingegno e sollecitudine in porgere i suoi benefici quanto puote più al ricevitore utili. Ond’io volendo a cotale imperio essere obbediente, intendo questo mio Convito per ciascuna delle sue parti rendere utile, quanto più mi sarà possibile.»

Convito, Trattato IV, cap. XXII.


Dante è il profeta, il poeta, il genio, il santo, il cui senso religioso profondo informa la vita, le cui preoccupazioni morali e politiche sono maggiori di quelle individuali o artistiche, pure assai forti. I suoi personaggi per sapere notizie

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