Pagina:Ferrero - Appunti sul metodo della Divina Commedia,1940.djvu/145

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Sant’Agostino:

«Poiché noi conveniamo che l’uomo è un composto d’animo e di corpo io credo che il giorno compleanno della mia nascita io devo alle anime così come ai corpi un convito migliore che al solito, se dunque voi siete affamati, io vi dirò quale è questo pasto. Poiché intraprendere di nutrire della gente sazia è vana spesa. Facciamo voti perchè voi assorbiate con più ardore questo notrimento che quello del corpo; se le vostre anime sono sane, ciò accadrà inevitabilmente ecc. ecc.»

(Della Vita Beata, paragrafo X)


Dante:

«Ed io adunque, che non seggo alla beata mensa, ma, fuggito dalla pastura del vulgo, ai piedi di coloro che seggono ricolgo di quello che da loro cade, e conosco la misera vita di quelli che dietro m’ho lasciati, per la dolcezza che io sento in quello che io a poco a poco ricolgo, misericordevolmente mosso, non me dimenticando, per li miseri alcuna cosa ho riservata, la quale agli occhi loro già è più tempo ho dimostrata, e in ciò gli ho fatti maggiormente vogliosi. Per chè ora volendo apparecchiare, intendo fare un generale convito di ciò ch’io ho loro mostrato e di quello pane che è mestiere a così fatta vivanda, senza lo quale da loro non potrebbe essere mangiata a questo convito; di quello pane degno a cotal vivanda, qual io intendo indarno essere ministrata. Però ad esso non voglio s’assetti alcuno male dei suoi organi disposto: perocché né denti, né lingua ha, né palato; né alcuno assettatore di vizi, perocché lo stomaco suo è pieno di umori venenosi e contrari sicché la vivanda non terrebbe. Ma vegnaci qualunque per cura famigliare o civile nella umana fame rimase ecc.»

(Convito, Trattato I, cap. I)


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