Pagina:Ferrero - Appunti sul metodo della Divina Commedia,1940.djvu/210

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pretese realistiche — almeno quanto la prosa, e questa è la migliore maniera di farne sentire l’artificiosità. Nel teatro, che è tutto convenzione, non ci vogliono mescolanze; perchè un briciolo di vero può far subito capire tutto il falso che gli sta attorno.

La scena poi fra Romeo e Giulietta si svolge molto poeticamente. Deliziosa sarebbe la tirata di Giulietta se non ci fosse quell’esordio orripilante: «Thou know’st the mask of night is on my face; Else would a maidan blush me vaint my cheek». Perchè questa pretenziosa avvertenza di vergine inacidita, quando poi Giulietta si manifesta così divinamente fuori da tutte le regole e i trucchi di amore e di pudore, manifestando la pienezza della sua passione appunto col candore ingenuo della confessione immediata? E perchè a quella tirata così semplice e commovente Romeo risponde con quel giuramento da attore tragico di provincia? «By yonder blessed moon I swear that....» Romeo finora non aveva dato prova di cattivo gusto! Giulietta è sempre molto più in tono. Romeo cerca tutti i momenti di piazzare la sua frase di grande attore di provincia: «If my heart’s dear love... ecc.» e Giulietta gliela interrompe prudentemente a metà. Poi, siccome Giulietta ha squisitamente il senso delle scene finite vuol mandar via l’amante quando capisce che non

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