Pagina:Ferrero - Appunti sul metodo della Divina Commedia,1940.djvu/216

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Questa è buona. Qui Romeo riprende la sua disperazione da attore tragico di provincia. Ha l’aria di immaginarsi che ci sia Giulietta a sentirlo. Perchè rifiuta di ascoltare il consiglio del frate e gli tappa la bocca con così lunghe lamentele? Forsennato! Dovrebbe essere accasciato, muto, e bere un consiglio con voluttà, chiederne anzi sragionatamente. Questo stato d’animo di disperazione tumultuosa — benché non istrionica — è quello naturale per Giulietta, quando improvvisamente ha la doppia notizia. Ma è assurda in Romeo, dopo tanto tempo di riflessione e così istrionicamente espressa!

Il miglior ritratto di Romeo è fatto dal frate, il quale è veramente una persona saggia e un personaggio simpatico. «Art thou a man? Thy form cries out, thou art; thy tears are womanish, thy wild acts denote the unresonable fury of a beast.»

SCENA IV — In casa Caputeti. Dialogo tra i Capuleti e Paride, che chiede se Giulietta l’ha accettato come fidanzato. Capuleti fissano il giorno delle nozze per il giovedì seguente. E’ scritta per far vedere che vogliono sposare Giulietta a Paride. Ma prima di tutto si sapeva già, poi non c’era bisogno di una scena apposta per questo. Scena, dunque, completamente inutile.

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