Pagina:Ferrero - Appunti sul metodo della Divina Commedia,1940.djvu/238

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di «cromatismi», ma non è così facile capire se un quadro è bello o brutto, un capolavoro o una crosta, quando non c’è, nell’opinione da seguire o da combattere, nessuna guida sicura. Ben raramente si trova ora, in chi parla d’arte, il fremito della vera commozione artistica, quella luce interiore e quella beatitudine che fioriscono nel cuore di un critico, quando scopre in un’opera la linea indovinata, la risoluzione di un problema intimamente cercato da lungo tempo. L’ammirazione, anche sincera, è così il risultato di un ragionamento, non effetto della luce di un’intuizione.

Così, in questa fantastica confusione, vediamo i critici d’arte scagliarsi l’un l’altro sul capo il proprio principio, come si trattasse di un proiettile; definirsi a vicenda «idioti», «sorpassati», «senza gusto»; affermare a ogni minuto che gli altri non «capiscono niente», se non hanno appercepito con rapidità le variazioni prodotte dal vento della moda sulla regione dell’Arte, e credono ancora che il tale o tal’altro artista sia eccellente, mentre sarebbe ormai dimostrata la sua completa insufficienza. Ma i più, e questo è peggio, non onorano nessun principio, perchè vogliono possederli tutti. Benedetto sia chi crede in una idea e non consente a tutto quanto ne esorbita! Volendo capire

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