Pagina:Ferrero - Appunti sul metodo della Divina Commedia,1940.djvu/66

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«Di più direi; ma ’l venire e ’l sermone
Più lungo esser non può, però ch’io veggio
3Là surger nuovo fummo dal sabbione.
Gente vien con la qual esser non deggio:
Sieti raccomandato il mio Tesoro;
6Nel quale i’ vivo ancora, e più non chieggio.»

Inferno, XV, 115-120


così Dante taglia il discorso con Brunetto Latini sui letterati contemporanei.

Quasi in ogni canto Dante trova un espediente per tagliar corto il discorso incominciato:

«S’io avessi, lettor, più lungo spazio
Da scrivere, io pur canterei in parte
3Lo dolce ber, che mai non m’avria sazio:
Ma perchè piene son tutte le carte
Ordite a questa Cantica seconda,
6Non mi lascia più gir lo fren dell’arte.»

Purgatorio, XXXIII, 136-141


Sono «le rinunzie» che danno al poema tanta vivezza, suggestione e sopratutto grazia.

(Grazia — vedi Leonardo — è una potenza repressa, un sentimento espresso un po’ meno del necessario, un atteggiamento che per eccesso o per difetto non è sullo stesso piano del sentimento. Grazia ha l’uomo nell’opera d’arte quando lo si vede più forte del suo gesto e che lo modera, la donna quando è intimidita dal suo sentimento e non osa esprimerlo tutto. Non c’è

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