Pagina:Ferrero - Il ritorno di Ulisse, 1941.djvu/117

Da Wikisource.
112

I PROCI
Eurito, scocca! — Ora gli sei vicino!
Lisandro è morto! — Anfimedonte è morto!
ULISSE

(scoccando)


Saprà d’amaro questa freccia al tuo
palato, Eurito! E a te Ctesippo, il grugno
voglio lavarti col tuo sangue caldo!
Più giovane sarai!

(un urlo)


I PROCI
                                  Scocca! Alla pancia! —
Tira ed allenta! — Lascia vuoto il passo!

(sciami di frecce)


— Addosso! — Il vento le distoglie! — E’ un dio
che lo difende! — Siamo ancora in pochi!

(un’altra ventata di frecce)


ULISSE

(scoccando)


Digrigna i denti, uragano! I miei dardi
son troppo forti e non si fan piegare!
C’è la tempesta, e mugge la bufera
sui vostri capi ed il furor dei numi, vigliacchi, vi stritolerà col fuoco!

(scoppia un fulmine nella corte, e i Proci urlando per il terrore corrono qua e là sotto la tempesta, e si accasciano, esangui, sui basamenti quadrati delle colonne. Sono ormai pochi. L’eroe allora gettando l’arco sfodera la spada e si avventa sui miserabili