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a fare il miele, e un Dio mi getta i germi
d’ogni canzone. E a mala voglia in casa
tua poetai, chè giovani gagliardi
m’han trascinato. E ti vorrò cantare
le più belle armonie della mia cetra.
ULISSE
Alzati Femio. Tu raccogli il fiore
delle armonie dall’universo andare,
e il cor ti batte al ritmo della terra.
Ti grazio come il cacciatore al nido
dell’usignolo non ha più coraggio,
tacito ascolta e se ne va piangendo.
TELEMACO
(andando al padre)
Babbo, ora il nome tuo posso gridare!
Ho ricordato, in quel momento, un giorno
lontano, quando ero con te, fanciullo!
Sei stato come ti vedevo in sogno!
ULISSE
Lasciami, figlio mio. Son tanto stanco!
Va’ con le ancelle e con Eumeo, la corte
fa ripulire e sotterrare i morti.
EUMEO
O mio padrone...
ULISSE
Taci, Eumeo! La gioia
frena! Non bello è millantar sui morti!
(le ancelle, Telemaco, Femio ed Eumeo, escono. Ulisse tace e rimane immobile, un momento. Poi si alza, apre l’arca