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nella sua casa come un mendicante,
curva la schiena e con lo sguardo spento
e con la mano tremolante e il fare
d’un che mendica il pane a tozzo a tozzo
ed il suo cuore soffrirà in silenzio,
ed il suo sguardo guarderà in silenzio.
Mi batteranno. Mi faranno oltraggio
e rideranno sconciamente, e il mio
groppone stanco chineró alla frusta,
e mi difenderó col braccio alzato,
come un fanciullo: e tu non fare niente,
o figlio mio. Chè poi vedranno i Proci
che quegli insulti si pagan col sangue!

(si sente venire dal bosco un confuso clamore di ubriachi accorrenti)


VOCI CONFUSE
Bravo pitocco! Ubriacone! Un sorso
ancora! Bevi! E fa di nuovo il Re!
Imita Ulisse un’altra volta! Datemi
bere! Son’io... l’eroe. Datemi bere!

(risate grasse e rotolanti)


TELEMACO

(piano al padre)


I Proci! Attento! Sono già ubriachi!

(entra una banda di Proci ubriachi, con enormi guastalde in mano, e calici di vino traboccanti. In mezzo ai Proci c’è Iro il pitocco, che sghignazza coronato d’alloro, e traballa balbettando. Ha in mano un grande arco)