Pagina:Ferrero - La palingenesi di Roma, 1924.djvu/140

Da Wikisource.
appendice 129


pensiero sono le vere fonti della storia, cioè i due elementi della sintesi storica...» (pag. 14).

Accettiamo ad occhi chiusi queste dottrine, seguiamo docilmente il suo autore, e vediamo dove si va a finire. Dopo aver definito quale è la natura e quali sono gli elementi o le fonti della storia, il Croce procede a distinguere da questa che è la vera storia, le storie spurie o «pseudo-storie», come egli le chiama, alla greca. Tra queste pseudo-storie egli annovera la storia poetica, che definisce così:

«Esempi di tale storia forniscono in copia le biografie affettuose che si tessono di persone care e venerate; le storie patriottiche... la storia universale, rischiarata dagli ideali dell’idealismo e dell’umanitarismo, e quella narrata da un socialista che ritragga le gesta... del capitalista o l’altra di un antisemita, che mostri dappertutto, nelle sventure o brutture umane, il giudeo... Nè la storia poetica si esaurisce in coteste tonalità fondamentali e generiche dell’amore e dell’odio (dell’odio che è amore e dell’amore che è odio!) ma passa tra tutte le più intricate forme e le più fini gradazioni del sentimento; e così si ottengono storie poetiche, che sono amorose, malinconiche, nostalgiche, pessimistiche, rassegnate, fidenti, allegre, e quante altre si possano immaginare. Erodoto canta le romanze (!) dell’invidia degli Dei, Livio l’epos della romana virtù; Tacito compone tragedie dell’orrendo, drammi elisabettiani in scultoria prosa latina; e per venire ai moderni e modernissimi Droysen dà forma alla sua aspirazione lirica verso lo

FERRERO. - La Palingenesi di Roma. 9