Pagina:Ferrero - La palingenesi di Roma, 1924.djvu/152

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appendice 141


telligenza, non vede che frammenti; onde è così difficile scrivere la «storia contemporanea» a cui il Croce ha voluto per un momento ridurre tutta la storia, ma inutilmente, perchè dire che ogni storia è «storia contemporanea» è come dire che l’uomo non capirà mai nulla di ciò che succede. Quando invece la storia è passata nasce un’altra difficoltà: gli «stati di coscienza» sono spariti insieme con gli uomini, e di essi non restano più che segni frammentari e per se stessi morti: i documenti.

I documenti sono il grande rompicapo di tutti i teorici della storia, che non riescono a mettersi d’accordo intorno alla loro natura. Ma la oscura questione si chiarisce semplificandosi, per chi abbia capito che la storia è intuizione di stati di coscienza, singoli o gregari, di uomini e di generazioni che furono. Fuorché nei casi in cui il documento è la voluta espressione degli «stati d’animo» di qualche personaggio storico — tali sono, per esempio, le memorie degli uomini politici, qualche volta le loro lettere o confidenze — il documento è quasi sempre il rottame, salvatosi a caso, di un antico mezzo d’azione che per i posteri diventa il segno di uno o più stati di coscienza — i propositi, le illusioni, le speranze dell’uomo e del gruppo che se ne serviva. La corrispondenza diplomatica di un ministro, gli ordini e i bollettini di un generale, i discorsi di un capo di parte sono stati composti non perchè i posteri sapessero poi quello che è successo, ma per ottenere quello o quell’altro intento, che allora premeva a quel tale o