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reazione lo strumento. Alcune tra le distinzioni che il Croce, brancicando nel buio, tenta di stabilire tra storia e storia nascono da questi diversi scopi. Non ci sono storie positive e storie negative, storie vere e storie false, storie poetiche e storie filosofiche. La storia è sempre storia — cioè intuizione di «stati di coscienza»: la scriva Tito Livio, o Tacito, o Svetonio, o il Machiavelli, o il Gibbon, o il Mommsen, o quel tale misterioso storico — chi sarà mai? — nel quale il Croce ravvisa il vero storico. Ma muta secondo che è scritta per uno scopo o per un altro. Così quelle che il Croce chiama storie poetiche o pseudo-storie sono storie dominate da una forte passione, o politica o religiosa o morale, la quale in certi momenti può falsare, in altri acuire nello storico la visione della verità. Tacito ha atrocemente calunniato Tiberio, che fu un grande imperatore, e si sacrificò per salvare lo Stato; ma se la sua intuizione ha errato nel raffigurare questo personaggio; e se per ciò la sua storia è in questo punto difettosa, è pur sempre storia composta con gli eterni processi che ogni storico ha adoperato, adopera ed adopererà, perchè non ce ne sono altri. La differenza da storico a storico sta solo nella maestria con cui ciascuno li adopera, e nello scopo che si propone.