Pagina:Ferrero - La palingenesi di Roma, 1924.djvu/32

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la creazione 21


pi della tradizione e del costume erano più forti e gli uomini fatti tutti secondo pochi modelli. Forse, se potessimo leggere i libri, in cui si raccontavano i tempi di Silla e di Cesare — pieni di rivoluzioni, e più ricchi di tempre singolari — vedremmo in quelli un maggior rilievo di uomini meno simbolici. Ma nei libri che possediamo i personaggi sono come li abbiamo descritti. E poiché gli avvenimenti procedono in modo già prestabilito dagli Dei, la storia apparisce quasi una enumerazione di battaglie e di lotte politiche, sommate le une alle altre in ordine di tempo come una montagna di pietre, e tutte così simili, che non si distinguono a colpo. Non sembra che l’intelligenza degli uomini possa influire su questo corso preordinato dagli eventi: caso mai, contano di più le virtù e lo zelo religioso, che gli Dei ricompensano con la vittoria. Dobbiamo dunque concludere che Livio è uno storico freddo e senz’anima?

No, Livio è uno storico vivo, anche se i suoi eroi spesso non sono tali, perchè con quella sua attitudine a descrivere il tipo più che il singolo, riesce come nessuno a far muovere le folle. Per questo, se non è riuscito a vivificare i grandi Romani, è riuscito invece a rappresentare il popolo romano. Il vero protagonista della sua storia è il popolo romano: personaggio enorme, che occupa tutta la scena, e non si compone di tanti singoli ben distinti, così da essere la somma dei loro caratteri comuni; ma appare come un ente nel tempo stesso umano e sovrumano, da cui loro caratteri particolari, come uomini che attingono