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la distruzione 81


male, quello che era citato ad esempio è ricordato come un obbrobrio oltrepassato per la felicità degli uomini.

Così la morte, che era stata stimata il peggiore dei mali, fuori che quando era affrontata per la difesa della patria, diventa una mèta, il momento desiderabile per l’acquisto della beatitudine perfetta 1. Viceversa il suicidio, considerato sempre un atto di coraggio, si giudica ora una viltà ed una follia, 2 oltreché un peccato mortale. La sepoltura, cerimonia consacrata religiosamente, come la più importante e la più sacra di tutte le funzioni, perchè era legata alla vita ultramondana del morto, ora non è più che una dimostrazione di amore, rispetto al defunto, ed un dovere igienico rispetto ai rimasti. L’Anima, tanto, è superiore ed indifferente al destino del suo corpo e al lusso della sua tomba 3.

La storiografia antica è stata vittima di questo immenso rivolgimento dello spirito del mondo. A poco a poco, a mano a mano che i secoli passavano, l’indifferenza, l’incomprensione e l’ignoranza stesero un immenso mantellone di feltro sul passato e la storia ritornò allo stadio primitivo di molti secoli innanzi. A Carlo Magno, che si faceva leggere e rileggere il De Civitate Dei, le opere di Sallustio, di Tito Livio e di Tacito non potevano insegnare più nulla, dovevano anzi riuscire quasi incomprensibili. Importava

  1. (1) De Civit. Dei, I, 11.
  2. (2) De Civit. Dei, I, 17 e 24.
  3. (3) De Civit. Dei, 1, 12.

Ferrero. - La Palingenesi di Roma.