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insomma, in cui godiamo la natura come si gode un’opera d’arte, senza rammarico.

Il cielo m’offerse un giorno un esempio che non calza del tutto, perchè è nello stesso tempo troppo persuasivo e difficile. Salivo, di mattina, il colle a solatìo di una valle, chiusa all’orizzonte dalle montagne, quando le nuvole, la nebbia e l’azzurro, componendosi insieme a forma di falce sopra la catena dei monti, mi apparvero come un golfo aperto misteriosamente sugli spazi del cielo.

Le nuvole inquadravano, in prospettiva, come delle montagne un pò cosparse di neve, quel disco marino, orizzontale e celeste, che si incuneava luccicando fra due promontori; e l’azzurro appena annebbiato, di sopra, sembrava appunto il cielo di un’altro mondo, che splendesse colla sua cupola ricca di vapori su quell’occeano trasparente e tranquillo. Credo che neanche il golfo di Napoli m’abbia dato la gioia di questo golfo raffigurato magicamente nel cielo dalle forze luminose della natura. Perchè? Perchè quello spettacolo mi offriva nello stesso tempo il piacere della natura e quello dell’arte; perchè ne ero dominato e lo dominavo; perchè lo godevo come uno di quei giochi stupefacenti della bellezza, di cui si allieta l’universo e di cui non pos-