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come non misurarla. Perchè, se l’opera d’arte è un’incognita, anche quando ci sta immobile e paziente dinnanzi, l’artista, che può essere morto da tanti secoli, che forse non conosciamo neppure, è un’incognita più grande; e mettere in luce l’oggetto che ci sta sotto gli occhi, studiando attraverso i tempi l’artista che non possiamo vedere, è come lasciar la carne per l’ombra. Creare un rapporto tra l’opera d’arte e l’artista" vuol dire, infatti, paragonare quello che l’artista voleva fare e quello che ha fatto. Ma non è questa forse la fatica di Sisifo? Dimostrar che l’artista ha avuto certe intenzioni, e che le ha espresse, è come dimostrare, in modo più semplice, che un’opera d’arte è bella, perchè è bella. Poiché le intenzioni, come l’opera d’arte, sono da interpretare, questo rapporto è così arbitrario, che non dà più garanzia di un giudizio. Se un altro storico infatti, sopraggiungendo, dimostrasse che «le intenzioni» dell’artista erano diverse, muterebbe anche il valore dell’opera d’arte? E un’opera d’arte, di cui non conosciamo l’autore, sfuggirà dunque in ogni modo al nostro giudizio? Questa maniera di risolvere un problema ne suscita troppi, perchè possa appagarci. La natura, o per dir meglio, la realtà,