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128 meditazioni sull’italia letteraria


rifiutino di riconoscere e ammirare questa vecchia e bellissima onestà di Vasari. In verità il dissidio è troppo vivace perchè non abbia delle cause profonde. Noi italiani abbiamo il vezzo di denigrare i nostri grandi, ma fin quando son vivi. Da morti, di solito li dimentichiamo e li lasciamo in pace.

Firenze, 5 Aprile

Ho letto un libro attraentissimo, ricco di lievito, il «Gusto dei Primitivi», di Lionello Venturi. Anche Venturi non concede al Vasari che un po’ di compatimento benevolo. Ricopio questo brano da pagina 119: «Fare la storia di un artista significa profittare di tutti gli elementi storici, per comprendere e giudicare ciò che vi è di perfetto nell’arte sua. Invece, cosa fa il Vasari? Riconduce tutte le imperfezioni dei secoli XIV° e XV° alla perfezione di Michelangelo, e quindi egli intende compiere opera reale di storico soltanto quando parla di Michelangelo. Tutti, o quasi, gli artisti anteriori sono sacrificati perchè raffrontati non con loro stessi, ma con una perfezione ch’essi non hanno cercata e che è loro estranea.»

Venturi è un critico appassionato; nella sua critica della critica, riduce in polvere tutti quelli che non hanno pensato, come lui, che l’arte e la religione erano quasi sinonimi. «Vasari, scrive Venturi a pag. 110, sentí invece il rapporto fra l’arte e la religione assai meno de’ suoi predecessori, non perch’egli, buon uomo, non fosse anche timorato di Dio,