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principii e critica in vasari 155


non glorificata il critico tende a evitare, per pigrizia, di costruire una scala di valori che non gli servirebbe, sul momento, che a impicciarlo. Ma a parte questo, Vasari ha potuto dare a ogni suo giudizio delle proporzioni cosí studiate perchè giudicava tutti gli artisti con un solo metro. I critici moderni, e sopratutto i malcontenti critici italiani, giudicano ogni opera alla stregua di un ideale che stabiliscono lí per lí, purché l’opera non l’abbia raggiunto. Mi ricordo di un romanzo di avventure, in cui un personaggio valicava le Ande attaccato a due condors giganteschi, guidandoli con due brandelli di carne eternamente appesi dinnanzi al becco. Cosí fanno, in genere, i critici: senza vedere quello che c’è, criticano un libro per quello che dovrebbe essere, allontanando, a mano a mano che s’ingrandisce l’opera, il fine che dovrebbe raggiungere. Non si può cosí distinguere un’opera dall’altra, poiché tutte le opere sono degli uccelli che corrono dietro a dei brandelli di carne e tutta la vita letteraria non sembra che un cimitero di ideali sciupati. Gli scrittori non sono spinti nè a ingrandire il loro mondo nè a rendere le loro opere più perfette, poiché sentono che nessuno vorrà tener conto del loro sforzo. Muoiono infatti le fondamenta della critica: le categorie. Perchè si possono stabilire un certo numero di vaste «categorie, nelle quali ogni artista è l’ultimo o il primo; e il critico quando giudica un artista, e lo glorifica come primo o lo censura come ultimo, deve prima di tutto stabilire se è il primo dell’ulti-