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Pagina:Ferrero - Meditazioni sull'Italia, 1939.djvu/44

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meditazioni sulla storia d’italia 25


Gli Italiani credevano veramente a questi sofismi o si divertivano per vanità di letterati a rivestir tali controsensi d’un’apparenza di ragione? Contempliamo quel Machiavelli che li scandalizza e che non citano mai. Esiliato all’Albergaccio dopo aver subito la tortura, l’ultimo italiano che soffre della decadenza del suo popolo si vede ridotto a scrivere, per vendicarsi della malizia umana, una rabbiosa apologia di Cesare Borgia. Rapidamente, gli italiani adattarono la loro morale ai tempi nuovi.

L’amore della famiglia, che era sempre stato molto vivo in loro, diventa tanto più importante perchè gli uomini lo possono invocare nei pericoli pubblici per giustificar la loro vigliaccheria o la loro indifferenza. L’ordine fondato sulla famiglia si sostituí lentamente in Italia all’ordine politico dei Comuni. La morale più barbara e più facile prendeva il posto della morale superiore. Una società in cui l’uomo tiene al suo onore di Repubblicano, di Guelfo, di Ghibellino, non è superiore a una società, in cui sotto l’influenza degli spagnoli, egli non tiene più che al suo onore di marito? Quanto si è lontani dalle lotte per l’Imperatore e per il Papa! E quel coraggio che ormai poteva servire solo le passioni personali, si trasformó in spirito di vendetta.

L’immaginazione stessa si offrí agli italiani inattivi per occuparli, agli sdegnosi per distrarli, ai briganti che avevano ancora un resto di coscienza, per giustificar le loro azioni malvagie.

Accanto a una nobiltà evirata e a una «élite»