Pagina:Fiabe e leggende Emilio Praga.djvu/34

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30 fiabe e leggende


Palazzo in cui da secoli i topi son signori,
E che allora un patrizio, roso dai creditori,
Avea, dopo molto esitare, esitato,
Dicendo: va la casa, ma mi resta il casato.
 
     Però il dì della vendita l’aule antiche degli avi
Cigolando gemettero dalle tarlate travi;
Gemettero d’angoscia, giacchè una legge arcana
Affratella le cose alla famiglia umana.
Si ricordano, e serbano l’orror della mitraglia,
Nel desolato aspetto, i campi di battaglia;
Certi monti han profili beffardi e minaccianti
Perchè memori ancora del passo dei giganti;
Sospira al re lontano il velluto dei troni,
E alle nonne defunte pensano i seggioloni;
Sicchè il vecchio palazzo di cui vi parlo adesso
Sul torbido canale pianse il passato anch’esso.
E le quattro cariatidi curve sotto il balcone,
E i putti che coll’ali sostengono il blasone,
Bassorilievi e fregi lombardi e bisantini,
D’antiche gesta memori e di antichi quattrini,
Presero l’aria cupa di un popolo di sasso
Che più non sappia illudersi su questo mondo basso;