Pagina:Fiabe e leggende Emilio Praga.djvu/38

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34 fiabe e leggende


Una vaga fanciulla, pallida, sorridente,
Dal padre inosservata staccossi, che volgea
Parlando a un Mocenigo, su per l’ampia scalea,
E accanto al piedestallo fermossi, curïosa
E tranquilla, a osservare la sua faccia rugosa.
I begli occhi profondi, le nudità seguendo,
Di uno scultor di Rodi artifizio stupendo,
Avean finito a spingere una mano affilata
A palpargli le vertebre della schiena curvata...
Mai, dopo i colpi arcani del divino scalpello,
Gli avea concesso il mondo un istante più bello...
L’angelo sparve. All’alba ripassò, ma un piumato
Cinquantenne patrizio le camminava allato,
E, assorta nel colloquio, dimenticò la schiena
Tutta per lei di elettriche scintille ancor ripiena.
Povero Fauno! e in estasi, già da due lustri, aspetta
Che ripassi per l’atrio la bella giovinetta;
Ed ogni notte, quando batte a San Marco l’ora
Che la conobbe, ci freme sull’ampia base ancora,
Dalle piante caprine fino all’irsuto mento,
Come uno stel di mammola che si dimena al vento;
E intanto donna Bella, la fanciulla curiosa,
Di messcr Diego Alvaro già da due lustri è sposa.