Pagina:Fiabe e leggende Emilio Praga.djvu/46

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42 fiabe e leggende


Oh non troppo correte, non abbassate il velo!
L’uomo ignoto che segue, come un povero cane,
I passi onde intrecciate le vostre corse strane,
Che per baciar la terra dove l’orme ponete
Salirebbe una croce e vi morria di sete,
Che toglierebbe il serto di fronte alla doghessa
Per deporvelo ai piedi quando siete alla messa,
È un timido poeta, nè vuol nè chiede nulla.
La Musa e la Sventura che l’han raccolto in culla
Gli fur madri operose: giovane ancor, vent’anni!
Gli eran compagni i dubbii, le noie e i disinganni...
Oh i suoi canti! Caligini cosparse di faville,
Raggi erranti nel buio come fatue scintille...
Se voi li conosceste!...
                                           Bella, pura, felice
Gli appariste una sera, inconscia amaliatrice,
E rinnegò dolori e disinganni e noie,
E la vita gli apparve tutta piena di gioie!
Oh come attese il sole quella notte, vegliando!
Come accolse il suo primo raggio soave e blando!
O sol! punta spietata fitta alle nostre reni,
Se chi è stanco di passi a risospinger vieni,
A gridargli: sei vivo, su la croce, cammina!..
Quando porti a un felice la candida mattina,